
Enrico Loccioni e la moglie Graziella Rebichini parlano dei segreti del successo della loro azienda. A cura di Alessandro Saviotti
D: Per iniziare e per introdurci a Loccioni, può sintetizzare brevemente la sua storia professionale e la sua idea imprenditoriale?
R: Enrico Loccioni
Nasco come elettricista ed ho lavorato come artigiano, tuttavia, non ho mai voluto dipendere da qualcuno e dover scendere a compromessi; ho così presto cercato e trovato una modalità per svolgere un lavoro libero, che di fatto consiste proprio nel fare impresa.
La mia è stata dunque un’attività di libera scelta, un lavoro pensato con l’obiettivo non del mero ritorno economico, ma del costruire, del “fare”, di poter realizzare qualcosa che rimanesse, che fosse visibile, col desiderio insomma di concretizzare un’idea. Al contempo, però, la scelta presa è stata quella di non fare industria, ma di sviluppare accanto alla produzione in senso stretto un’attività di servizio, nell’ambito della quale cercare persone che riuscissero a svolgere al meglio il proprio lavoro.
In effetti, sin dall’inizio, l’attenzione prioritaria alle risorse umane ha rappresentato il fil rouge che ci ha permesso di crescere: senza persone non c’è né prodotto, né profitto.
Il concetto che tengo sempre presente è quello della “Impresa aperta”: ho presto capito che per realizzare un progetto dovevo avvalermi dell’aiuto di tutti coloro che condividevano la mia stessa idea e che non dovevo temere di circondarmi da persone più preparate di me, anzi, è proprio questa la forma per arricchirsi e crescere.
L’impresa, infatti, è per me una famiglia intesa quale “squadra”: un solista, per quanto possa essere veloce nelle sue attività, non potrà mai andare molto lontano, mentre i componenti di una squadra, tutti tesi verso lo stesso obiettivo, potranno produrre risultati inimmaginabili.
Parallelamente, il benessere prodotto dall’azienda deve essere condiviso con tutti coloro che, credendoci, ti aiutano a realizzare un’idea: il loro appagamento diventa anche il mio. Da qui nasce il valore delle persone e della conoscenza, e quindi il concetto di “Impresa della conoscenza”, ciò che di fatto abbiamo sviluppato, ovvero una nuova dimensione non più confinata in uno specifico prodotto, limitata ad uno spazio e tempo ben definiti, ma un luogo ideale, dove l’individuo può imparare e crescere, che ha al centro un progetto nato dal desiderio di anticipare, e non solo rispondere, ai desideri del cliente.
L’innovazione è infatti anche servizio: sono le soluzioni che determinano il vero valore di un prodotto e noi le offriamo ascoltando e non imponendoci sul cliente. In linea con ciò, possediamo infatti un semplice un organigramma matriciale alla cui guida c’è il cliente: se si gerarchizzasse la struttura si interromperebbe un flusso di costante condivisione di informazioni e conoscenze che devono invece provenire da chiunque all’interno all’azienda.
D: Considerata l’importanza assegnata in Loccioni alle risorse umane, quali caratteristiche ha ricercato e ricerca nelle figure da inserire in azienda?
R: Enrico Loccioni
Reputo determinanti il coraggio di intraprendere un percorso e di assumersi delle responsabilità.
Nei collaboratori cerco valori basilari quali il rispetto, che si lega a sua volta alla fiducia, un grande strumento di conquista con tutti, purché non diventi mai gerarchica. La fiducia dichiarata, che può crescere o decrescere in funzione di quello che prometti e di quello che mantieni, vale tanto per l’imprenditore quanto per il collaboratore, non segue alcuna scala gerarchica o organigramma.
Un altro aspetto che reputo di estrema importanza è la continua voglia di investire sulla propria crescita. Al contempo, non vogliamo negare a nessuno l’opportunità di crescere e acquisire conoscere e competenze, lasciando poi ognuno libero di trasferirle e valorizzarle anche in altre realtà, cosa che io vivo con serenità perché fare impresa significa anche diffondere e ‘seminare’ per il futuro.
Proprio questo credo sia il segreto del successo: combinare voglia di acquisire conoscenze e passione. Infatti, l’importante è che ci sia sempre, nella condivisione del medesimo obiettivo, l’entusiasmo e la voglia di divertirsi, qualità che possono essere proprie di qualsiasi età.
D: Dal punto di vista dei prodotti, servizi e processi aziendali, oltre alla continua ricerca e promozione di un’innovazione che parte dal cliente, di cui ci ha appena parlato, quali sono le caratteristiche distintive su cui basate il vostro successo?

Enrico Loccioni
R: Enrico Loccioni
Siamo sempre meno disposti ad avere prodotti difettosi o non sicuri, e questa è la leva per lavorare quotidianamente secondo un metodo fondato sul principio di “misuro e miglioro”. Da decine di anni la nostra attività si basa infatti sull’applicare a qualsiasi cosa una misura, riuscendo così ad affiancare e aiutare un’impresa, che realizza un prodotto o un processo, ad individuare soluzioni che possano ovviare allo spreco oggigiorno assai frequente. Applicare una misura sugli sprechi significa attribuire a questi un valore economico, che è comprensibile a tutti, riuscendo così ad evitarli.
Proprio con questo principio siamo diventati leader al mondo nella progettazione di sistemi di collaudo per elettrodomestici e nella realizzazione di istallazioni di soluzioni per il controllo qualità di automobili e loro componenti. Tutti i giorni devi fare di più e di meglio, realizzando così performance senza alcuno sforzo, perché è continua la tensione sull’obiettivo migliorativo.
Noi viviamo di sfide: solo colui che le accetta compie la performance migliore.
Riuscire a rispondere a questa continua sfida richiederà un notevole impegno e impiego di tempo. Alla luce di ciò, come coniuga vita privata e professionale?
D: Enrico Loccioni
A dire la verità, è difficile per me dare una risposta a questo quesito. Infatti, non ho mai distinto la sfera professionale da quella lavorativa. Dal un lato, in quanto la mia famiglia è sempre con me in azienda: nel mio primo periodo di attività ho avuto infatti l’occasione di conoscere anche una compagna di lavoro e al contempo di vita insieme alla quale, dopo tanti anni, in disaccordo su tante cose ma sempre uniti sui valori, sono riuscito ad arrivare fin qua.
Dall’altro, l’impresa che cresce la sento come un fatto personale. Impresa e famiglia sono per me due realtà strettamente correlate: non ho mai desiderato arricchire la mia famiglia a discapito dell’impresa, ma ho concesso alla prima solo quanto la seconda è riuscita ad ottenere, e quando è stato possibile farlo.
Pertanto, prima viene il lavoro, poi la famiglia, semplicemente perché la buona gestione del primo si riflette positivamente anche nella vita privata.
Immagino dunque che sua moglie, alla quale ho il piacere di rivolgermi, possa indicarci, meglio di chiunque altro, le caratteristiche personali che hanno permesso a Loccioni di raggiungere risultati straordinari
R: Graziella Rebichini
Mio marito può essere considerato in primis un filosofo: riesce a vedere al di là di quello che vedono gli altri, a intuire il nuovo business e a perseguirlo con determinazione, ma sempre serenamente, senza competizioni e gelosie, con totale condivisione e generosità. Costante è la sua, e quindi la nostra, attenzione all’ambiente che accoglie i nostri collaboratori: desideriamo si sentano gratificati di lavorare in un luogo ospitale e piacevole che deve costituire una ricchezza per tutti. Coloro che lavorano per noi non sono infatti persone qualunque, perché è grazie a loro che otteniamo successi: siamo una famiglia, e desideriamo si mantenga tale. È anche così che si crea un tutt’uno fra famiglia e lavoro.
L’imprenditore è una persona che ha qualcosa in più, che ha curiosità, intuito, coraggio, voglia di fare, che non si dà mai per vinto. Mi rendo conto che è un’eredità pesante quella che lasciamo, e spesso mi chiedo se i nostri ragazzi saranno così determinati, tenaci e attaccati al gruppo come lo siamo noi.
Per raggiungere alti risultati è stato inoltre fondamentale avvalersi dell’esperienza delle persone più mature, che ci hanno arricchito e hanno contribuito a creare una squadra vincente e a determinare un successo arrivato quasi senza accorgersene. Le pillole di saggezza non hanno tempo.
D: Quali comportamenti suggerireste ad un giovane per autoimporsi e riuscire col proprio talento a raggiungere buoni risultati, per rivelarsi dunque in un Best Performer?
R: Enrico Loccioni e Graziella Rebichini
La regola è essere sempre curiosi e volersi mantenere costantemente aggiornati; non c’è né una fine né un inizio, ma un continuo. Il bello dell’innovazione è che se c’è un progetto, questo aggrega altre persone; se invece il progetto manca, si crea un incontro di potere dove le decisioni sono prese in funzione di chi lo detiene. Il progetto è aggregante, coinvolge tutti in ugual misura e a questo possono contribuirvi validamente tanto un giovane quanto un anziano, purché tutti condividano una stessa visione e abbiano ben chiaro il progetto da portare avanti.
Fondamentale è essere persone oneste e umili, sempre disponibili ad aprirsi, parlare e confrontarsi, cercando di fare del proprio meglio. Perché il cliente possa essere fidelizzato, deve infatti essere sempre soddisfatto e reso partecipe di ogni nostra intenzione e azione. Mai fare mai il passo più lungo della gamba: non bisogna illudersi, ma essere consapevoli e disposti a fare dei sacrifici che sono indispensabili per ottenere risultati.
Non deve poi mancare mai l’impegno e il desiderio di appartenere ad una squadra vincente. Ci vuole dunque determinazione, positività e spirito di sacrificio, nonché la curiosità e l’entusiasmo di apprendere sempre cose nuove, di spostarsi e conoscere il mondo: lavorare su 40 paesi in tutto il mondo costituisce infatti anche una preziosa opportunità per arricchirsi di esperienze sempre diverse e imparare lingue straniere.
Altro fattore fondamentale è la coerenza tra quello che dici e quello che fai.
E infine ribadiamolo: l’imprenditore non ha futuro se non ha un sogno e un progetto per realizzarlo.
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